La grande tradizione vinicola italiana

Il vino rappresenta, nella tradizione culturale e sociale italiana, una componente importantissima e soprattutto irrinunciabile, nonostante la società dei consumi sia radicalmente cambiata e anche nell’ambito dell’alcolico preferisce rinunciare al vino – visto non soltanto come bevanda, ma anche come vero e proprio collante familiare e non solo – al fine di favorire il consumo di superalcolici, cocktail e tanto altro ancora. Eppure, nonostante il dato sulla produzione del vino sia nettamente calato, ciò non vuol dire che non si consumi più vino: la cultura italiana si fonda su questa bevanda speciale ed è in grado di competere con le più grandi potenze mondiali nel settore, grazie ad una tradizione vinicola che non ha pari.

La storia della tradizione vinicola italiana

Al fine di comprendere le diverse fasi della tradizione vinicola italiana non si può non prendere in considerazione tutta la storia che ha portato i vini attuali, da quelli naturalmente consumati quotidianamente fino ai pregevoli vini delle langhe, ad essere frutto di un processo evolutivo e culturale di grandissimo livello e di grande importanza, che ha portato l’Italia ad essere una delle maggiori produttrici mondiali di vino, oltre che una delle “potenze” in questo settore.

Evitando difficili ed incredibilmente prolungati discorsi su tutti i processi evolutivi che hanno portato alla contaminazione non soltanto culturale, ma anche del modo di bere vino nell’antichità, basterà citare le due grandi civiltà dei tempi antichi, che hanno contribuito tantissimo a creare le basi per la cultura italica di questa bevanda: la civiltà greca e quella romana che, tra le altre cose, riuscivano a pensare al vino come ad un’entità di incredibile valore, tanto da dedicarvi addirittura ad una divinità.

Ed è per questo motivo che si può pensare alle figure di Bacco o Dioniso, le due divinità del vino e dell’ebbrezza, e ai conseguenziali Baccanali romani che rappresentavano, prima di un certo decadimento che portò alla loro cancellazione, il momento di maggiore e maggiormente libera espressione da parte dei cittadini, dal punto di vista sociale, sessuale e non solo. Insomma, il vino è stato – fin dall’antichità – un qualcosa di così tanto importante da fare segnare un processo storico tutt’altro che irrilevante.

Nonostante ciò, con tutti quei processi evolutivi che hanno creato le società contemporanee, anche il piacere di avere una bottiglia di vino in tavola o di bere un calice di vino tra amici sembra essere stato radicalmente sostituito da altre usanze. Si tende molto più, ad esempio, ad affidarsi al consumo di un cocktail o di un qualsiasi altro tipo di superalcolico, avendo perso la tradizione del vino in quanto non soltanto bevanda, ma anche strumento di unione, di condivisione e di compagnia. Basti pensare che dai 100 litri di consumo pro capite che c’erano nel 1970 si è passati, nel corso dei decenni, a poco più di 40.

Le diverse fasi della produzione del vino

Al di là di tutta la storia e di tutta la tradizione che alimenta il processo evolutivo che ruota intorno al vino, non si può non sottolineare – se si fa riferimento alla grande tradizione vinicola italiana – alle diverse fasi di produzione del vino stesso, che caratterizzano tutti quei passaggi che portano alla lavorazione della pregiata bevanda.

Anche in questo caso, non bisogna vedere a queste fasi come un semplice modello o processo lavorativo, ma come una vera istituzione sociale che ha fatto la storia nel corso degli anni e che oggi, naturalmente, ha ceduto il passo ai moderni sistemi tecnologici. Nel dettaglio, le diverse fasi della produzione del vino sono:

  • Vendemmia: il primo punto che riguarda la produzione del vino è sicuramente quello della vendemmia, là dove si avvertono tutte le principali differenze che ci sono tra la tradizione vinicola del passato e quella contemporanea. Se in passato, infatti, era soltanto l’uomo a selezionare – grappolo per grappolo – l’uva migliore da poter utilizzare per la produzione del vino, oggi gran parte del processo è svolto da macchine, anche se la presenza dell’uomo è fondamentale nel caso in cui si voglia realizzare un vino pregiato, che richiede un’attenzione maggiore. La fase della vendemmia avviene in periodo previsto tra luglio e settembre.
  • Pigiatura: altro processo naturalmente cambiato nel corso degli anni; la pigiatura in passato era una vera e propria festa, considerando che veniva realizzata dai contadini direttamente con i piedi. Oggi i moderni sistemi tecnologici portano a realizzare questa fase in modo da garantire l’ottenimento di 80% di polpa, 15% di bucce e 5% di vinaccioli.
  • Fermentazione: la fase cruciale della produzione del vino è quella della fermentazione o vinificazione, che permette di ottenere l’alcol – per mezzo di un processo chimico – a partire dallo zucchero. In base al tipo di vino che si vuole ottenere, il processo ha una durata e un trattamento differenti.
  • Svinatura: altra fase importantissima, che prevede la separazione delle diverse componenti del vino al termine del processo, al fine di scongiurare qualsiasi possibilità di danneggiamento del vino stesso.
  • Maturazione e affinamento: le ultime fasi che sono relative alla lavorazione del vino sono sicuramente quelle della maturazione del vino e dell’affinamento. Si tratta di due fasi in cui la pazienza la fa da padrona, dal momento che è proprio l’attesa che il vino maturi all’interno di botti e autoclavi che permette – al termine di questo processo – di rendere il vino pronto per la fase finale di produzione dello stesso: l’affinamento. Il processo si basa sulla maturazione finale del proprio prodotto che sarà, quindi, pronto all’imbottigliamento e ad essere immesso all’interno di un certo mercato di riferimento. E’ ovvio che il processo di maturazione e affinamento deriva dalla qualità e dalla tipologia di vino, dalla tipologia di viticoltore e da tanti altri fattori che possano rendere il prodotto finale appetibile per il consumatore.